La data della Pasqua ortodossa non coincide con le celebrazioni della Pasqua cristiana, questo è dovuto al rifiuto del calendario gregoriano, cioè quello attualmente in uso. Il problema della data della Pasqua è antico come la stessa festa, perché già nel Nuovo Testamento si nota tra i Sinottici e "Giovanni" una differenza di datazione per quanto riguarda la morte di Gesù. Nel II secolo fu aperta una divergenza tra la tradizione romano-occidentale e quelle dell'Asia Minore.
Le chiese dell'Asia Minore celebravano la Pasqua il 14 di Nisan, in concomitanza con la Pasqua ebraica, in qualunque giorno occorresse era detta "quattuordecimana". Nella famosa "Questione Pasquale" dei secoli II e III si scontrarono con le altre chiese che invece celebravano la Pasqua nella domenica successiva al 14 di Nisan, ed era chiamata "Pasqua domenicale".
Nel 195 il papa Vittore impose alle Chiese di Asia di uniformasi all'usanza predominante, sotto minaccia di scomunica. Le Chiese dell'Asia dichiararono di non poter accogliere l'ordine del Papa invocando l'origine "giovannea" della loro tradizione. In quell'occasione fu grazie a San Ireneo di Lione se si riuscì ad evitare uno scisma tra le due chiese.
Nella liturgia ortodossa la celebrazione pasquale rappresenta la commemorazione di tutta la storia della salvezza: della creazione fino alla fine dei tempi.
Il rito notturno che si è conservato inalterato nella chiesa greca, inizia con la benedizione del fuoco e del cero pasquale, e con il canto de "Exultet". Segue la lettura delle profezie, che sono intercalate da canti e preghiere e la benedizione della fonte battesimale e il conferimento del battesimo.